Cantina Bocale: una storia di famiglia

Il “bocale” unità di misura per circa 2 litri, che diventa soprannome di famiglia ed infine marchio della cantina, sinonimo di qualità. Grande successo nell’export e sostenibilità: un percorso di crescita continua, che dura da venti anni. Trebbiano Spoletino e piccola verticale di Sagrantino

La storia

Si scrive Bocale e si legge famiglia Valentini. Ed è proprio Valentino Valentini, il front-man dell’azienda, a raccontarci la storia che parte dai primi anni del ‘900.

A metà degli anni ’20 il bisnonno Filippo Valentini, facendo una permuta di terreni, si trasferisce da Gualdo Cattaneo a Montefalco con i loro 5 giovani figli: Giuseppe, Valentino, Guido, Caterino ed Angelica. L’azienda alleva bestiame da cortile, bovini e chianine, coltiva cereali, e produce frutta, olio e naturalmente vino.

Gente umile ed instancabili lavoratori, la loro casa è un casolare con il frantoio e la cantina. Durante il periodo della guerra, poiché la loro varietà di produzioni rappresenta un’ottima fonte di approvvigionamento, si accampa prima un commando tedesco, poi un commando degli alleati.

Nel dopo guerra l’azienda viene divisa tra i 5 fratelli, ognuno di loro si tiene una parte, chi il frutteto, chi il frantoio chi gli animali, a Giuseppe e alla moglie Teresa Ugolini, nonni di Valentino rimase il vigneto.

Negli stessi anni c’è anche la grande migrazione alla ricerca di lavoro, Montefalco perde 3500 abitanti su 8000, tra cui anche Teresa, che parte con le figlie ed il figlio Ennio di 14 anni, in cerca di lavoro in Svizzera. Qui Ennio imparare il mestiere e lavora come collaudatore di macchine fotografiche, incontra Luciana e nasce il primo figlio Valentino. Proprio per lui, scelgono di lasciare la Svizzera e tornare in Italia per farlo studiare.

Valentino dopo il liceo scientifico si iscrive alla facoltà di scienze politiche, si trasferisce a Roma perché eletto nella segreteria nazionale dell’organizzazione giovanile di partito, rientra a casa per il servizio civile, senza terminare gli studi. Con molta energia e voglia di fare, entra in comune giovanissimo, come assessore allo sviluppo economico, con delega alla Città del Vino e vi rimane per due mandati come Sindaco.

È proprio questa esperienza che lo porta a capire quale potenziale avesse il Sagrantino, ormai quasi sparito dalle vigne a favore i vitigni più produttivi e redditizi, el’importanza storico culturale ed artistica di Montefalco.

Nel 2002 riapre l’azienda agricola del nonno assieme al padre e al fratello Antonello, non più 50 ettari, ma appena 2,5. Un salto nel vuoto per Valentino che di agricoltura ed enologia sa ben poco. Ma è uno tenace, che non si ferma e non demorde: studia, si informa e si forma con cura e precisione, tratto tipico del suo carattere.

La cantina

Le prime vigne sono di Sagrantino, Sangiovese, Merlot e Colorino. Nel 2015 Valentino prende in affitto un vigneto di Trebbiano Spoletino di 30 anni e una parte di impianto nuovo. Piano piano, negli anni, riacquista parte dei terreni del nonno, fino agli attuali 10 ha, di cui 6 vitati e una parte ad uliveto.

Le prime vigne sono di Sagrantino, Sangiovese, Merlot e Colorino. Nel 2015 Valentino prende in affitto un vigneto di Trebbiano Spoletino di 30 anni e una parte di impianto nuovo. Piano piano, negli anni, riacquista parte dei terreni del nonno, fino agli attuali 10 ha, di cui 6 vitati e una parte ad uliveto.

Nulla è lasciato al caso, neanche il nome dell’azienda agricola scelto in onore del nonno e della famiglia soprannominata “Bocale” per l’usanza che avevano di vendere il vino sfuso usando come unità di misura una brocca da 2 litri, in dialetto appunto Bocale.

L’azienda si trova a vocabolo Madonna della Stella, zona disseminata di “pinturette” e crocevia dove apparve la Madonna e dove nel 1860 fu edificata la chiesa a lei dedicata. Un luogo di culto molto importante per la famiglia, dove le donne andavano a messa tutte le mattine, in segno di grande devozione.

Nel 2007 partecipa al primo Vinitaly presentando solo il Montefalco Rosso 2005, con appena 1600 bottiglie della prima vendemmia. Nel 2008 finalmente presenta il suo Motefalco Docg 2005. Il 2016 è l’anno in cui propone il primo Trebbiano Spoletino. Ovviamente non manca la versione del Montefalco Sagrantino Passito Docg.

Ultimo nato in famiglia nel 2015 è la Riserva Ennio dedicata al padre, vinificata in tonneau da 500 litri aperte, con follature giornaliere fatte a mano da Ennio stesso.

Coraggiosamente, o come direbbe lui “testa bassa e pedalare”, e con un’ottima parlantina aggiungo io, si è fatto strada tra i grandi del Sagrantino, ha conquistato gran parte del mercato mondiale e difatti il 70% della produzione parte verso orizzonti lontani.

La filosofia della cantina, fin dall’inizio, è quella della sostenibilità, nessun diserbo, pochissimi trattamenti in vigna e lo stesso in cantina, “non si toglie nulla e non si aggiunge nulla che non ci sia già in natura”. Ha ottenuto la certificazione biologica e vegana e sempre nell’ottica della sostenibilità è energeticamente indipendente grazie al nuovo impianto fotovoltaico.

La degustazione

La degustazione

Spoleto Trebbiano Spoletino Doc 2022. Ottenuto esclusivamente da uve del vitigno autoctono Trebbiano Spoletino, vino di grande personalità e potenziale evolutivo. Dopo una macerazione pellicolare a freddo per 12-18 ore e successiva chiarifica statica a freddo la fermentazione è spontanea con lieviti naturali a temperatura di 18 gradi per alcune settimane. Ne segue l’affinamento sui lieviti per alcuni mesi. Affina in acciaio.

Giallo paglierino con riflessi verdognoli. Al naso si percepiscono note agrumate, poi melone bianco, un bouquet floreale primaverile, erbe spontanee, finocchietto selvatico. Al palato si presenta sincero, accogliente e piacevole, con una buona struttura, perfetta sintesi del carattere della famiglia Valentini. La piacevolezza e la persistenza di questo vino invitano al secondo sorso con rispetto e allegria.

Un vino gentile, gioviale, perfetto per un aperitivo, ma che poi sa accompagnarti anche a tavola mentre ti gusti un buon primo, o perché no, una buona zuppa nelle giornate invernali, la sua struttura gli permette di esaltare anche un secondo a base di pesce o di carne bianca con erbe aromatiche e verdure spadellate. Perfetto con la stracciatella d’uovo al tartufo.

Montefalco Rosso Doc 2020. Blend: 70% Sangiovese, 15% Sagrantino, 10% Merlot e 5% Colorino. Vendemmia manuale tra la terza decade di settembre e la prima ottobre. Fermentazione con lieviti spontanei, nessuna filtrazione o stabilizzazione. Affina in botti grandi e barrique per 12 mesi, infine altri sei mesi in bottiglia.
Rosso rubino con riflessi violacei. More, ribes, poi viola e macchia mediterranea, con finale di spezie dolci e vaniglia. In bocca la struttura è ben bilanciata. Tannini setosi e buona persistenza, lo rendono gradevole ed elegante.

Montefalco Sagrantino Docg 2019 (anteprima). Il colore rosso rubino con brillanti sfumature violacee la dice lunga sulla sua freschezza. Note di frutta rossa, floreale, accenti mediterranei, speziatura, polvere di caffè. Profumi ben distinti pronti ad amalgamarsi in un bouquet complesso col passare del tempo. Il sorso materico con tannini ben presenti e buona freschezza che ben bilanciano la struttura importante.

Montefalco Sagrantino Docg 2018. Sagrantino 100%, raccolta delle uve manuale la terza decade di ottobre. Macerazione di almeno 40 giorni esclusivamente con fermenti naturali. Vino non sottoposto ad alcun tipo di stabilizzazione e filtrazione. Affina in botti di rovere per 24 mesi e in bottiglia per 12 mesi.

Annata felice la 2018, che ha dato risultati di grande eleganza. L’inconfondibile colore rosso rubino intenso con leggeri riflessi violacei ci anticipa i profumi della frutta rossa matura, delle visciole, della prugna, un lieve sbuffo di cannella e chiodi di garofano speziato e dolce allo stesso tempo, si sentono poi le erbe della macchia mediterranea al mattino quando il sole con i primi raggi asciuga la rugiada e ci inebria con la fresca balsamicità della menta dolce, della salvia e del rosmarino. A calice fermo si percepiscono anche i profumi della primavera assolata, con leggere ventate erbacee di prato fiorito, di violetta, di bosco che si risveglia. Al sorso si evidenziano i tannini, copiosi, ma non graffianti. La morbidezza ed il tenore alcolico sono smorzate da un’equilibrata freschezza. Dimostra tutta la sua giovinezza, irruente e spavalda di chi già sa che gli anni faranno la differenza. Per apprezzarlo meglio lo abbiniamo ad una carne rossa alla brace, le cui note amarognole della grigliatura e la morbida dolcezza della polpa quasi cruda ben si sposano con la giovane vitalità esuberante del vino. O anche: carrè di agnello con panatura di erbe aromatiche spontanee e riduzione di ribes.

Montefalco Sagrantino Docg 2013. All’uscita in commercio già prometteva bene, ora si presenta alla vista rubino intenso, perdendo i riflessi violacei che virano verso toni più cupi. Di grande apporto organolettico, il naso viene subito inebriato dei tipici sentori di more, ribes e prugna, dalle note dolci di frutta matura e quelle mediterranee più intense dei giorni estivi, quelli caldi, quando cantano le cicale, e chiudendo gli occhi quasi si sente il loro frinire, la speziatura si fa più dolce un accenno di vaniglia e liquirizia e la balsamicità ancora presente con bacche di ginepro. L’entrata in bocca porta con se l’irruenza di un vino pronto, ma non ancora completamente maturo, i tannini smussati dal tempo, l’eleganza e la raffinatezza acquisita con gli anni ben si amalgamano con la dolcezza e la mineralità, riflesso della terra che custodisce le radici della vite, ancora forte, vigoroso, di nerbo, tenace e persistente, si spiega bene, comunicando che per lui la strada è ancora lunga, che c’è e ci sarà ancora per molto, che ci terra compagnia a tavola mentre ci gustiamo un bel tagliere di formaggi stagionati e chiacchieriamo allegramente.

Montefalco Sagrantino Docg 2008. Di nuovo un’annata valutata 5 stelle dal Consorzio dei Vini di Montefalco. Il rubino intenso e vivace dell’annata 2018 vira ormai verso il granato.

Il naso è complesso e si fa aspettare prima di concederci tutte le sue note evolutive, la frutta cotta, la vaniglia e la liquirizia si intensificano e si accompagna alla violetta appassita, fa capolino il cacao. Col passare del tempo si apre sempre di più e timidamente escono le note di tabacco un richiamo di caffè, senza mai perdere la balsamicità. Si potrebbe stare ore con il naso nel calice a caccia di tutte le sfumature olfattive che escono piano piano con l’ossigenazione. Caldo e avvolgente ti riempie il palato con l’irruenza giovanile domata dal tempo senza, però, perdere forza e tenacia ma con la delicatezza e la morbidezza che solo il tempo sa insegnare, con quel sorriso un po’ beffardo di chi, ormai maturo, è sicuro di se, sa che ci vuole calma, che bisogna prendersi i propri tempi, senza fretta.

Il 2008 non è più solo un vino da abbinamento a tavola, ma è più un compagno nelle serate invernali mentre comodamente seduti davanti al camino, con pacatezza si riflette sul tempo passato, non si pensa al futuro ma al presente.

Si percepisce nettamente l’evoluzione delle tre annate con intevalli di 5 anni tra l’una e l’altra, questo a conferma della grande capacità evolutiva di questo vino, un vero fuori classe.

Montefalco Sagrantino Ennio Docg 2019. Sagrantino 100%, le uve vengono vendemmiate a mano la terza decade di ottobre nella parcella del vigneto più in alto. La vinificazione e macerazione avvengono in contenitori di legno aperti con follature manuali giornaliere; la fermentazione è condotta esclusivamente con fermenti naturalmente presenti sulle uve. Fa un affinamento di 24 mesi in botti di rovere e 24 mesi in bottiglia.

Visivamente mantiene il colore rosso rubino intenso con leggeri riflessi violacei. Profumo di more, ribes, la macchia mediterranea, con note speziate, è più decisa e marcata, meno intenso il floreale, ma mantiene la fragranza delle erbe officinali. La vaniglia lascia il posto alla liquirizia, all’amaretto. Il sorso rivela la grande struttura di questo vino, con tannini fitti e ben levigati, il ritratto di quell’uomo che con sapienza, conoscenza, esperienza, dedizione ogni giorno si reca in cantina a fare le follature a mano, cura il mosto come fosse un figlio, lo accarezza, lo osserva, gli insegna la pazienza, la gentilezza, il rispetto e il grande amore per la sua terra. 
Il finale lungo e persistente continua ad avvolgere il palato con umiltà, grande eleganza, equilibrio e raffinatezza, proprio come Ennio.

A gentle, jovial wine, perfect for an aperitif, but which can also accompany you at the table while you enjoy a good first course, or why not, a good soup on winter days, its structure allows it to also enhance a second course based on fish or white meat with aromatic herbs and sautéed vegetables. Perfect with truffle egg stracciatella.